Software, app e modelli fisici: Humanitas University sperimenta un sistema “ibrido” per l’insegnamento della Neurochirurgia
Un corso per tesisti e specializzandi in Neurochirurgia unico nel suo genere, in cui la pratica si fa con l’ausilio di strumenti sia fisici che virtuali. È l’innovazione introdotta nel Simulation Center di Humanitas University dal Prof. Franco Servadei, professore ordinario di Neurochirurgia e presidente World Federation of Neurosurgical Societies, dal Prof. Federico Pessina, Professore Associato di Neurochirurgia e dal Dott. Maurizio Fornari, Direttore della UOC di Neurochirurgia in Humanitas.
«Il problema dell’insegnamento della pratica neurochirurgica sul campo, al di fuori della sala operatoria e del classico approccio attraverso cadaver lab, è diventato sempre più centrale dopo che l’emergenza Covid ha ridotto la disponibilità di sale operatorie, mentre la possibilità di usare cadaveri è quasi scomparsa in alcuni casi», racconta il Prof. Servadei.
Per questo sono allo studio nuove soluzioni, come la UpSurgeOn Academy, innovazione sviluppata da UpSurgeOn una start-up italiana finanziata dal programma europeo Horizon 2020. UpSurgeOn ha sviluppato un sistema di sviluppo digitale e fisico finalizzato alla creazione di modelli anatomici e chirurgici altamente accurati. Questo specifico Corso è nato dalla collaborazione fra Humanitas University ed UpSurgeon, diretta dal Dott. Federico Nicolosi, neurochirurgo in Humanitas.
«Il corso ha coinvolto alcuni studenti dell’ultimo anno che stanno facendo la tesi con noi e che frequentano la Neurochirurgia da almeno un anno, gli otto specializzandi di Humanitas e quattro specializzandi dell’Università Bicocca con cui abbiamo stretta collaborazione», prosegue il professore. «L’attività del laboratorio si è svolta su modelli anatomici di due tipi: uno virtuale, visibile da smartphone, tablet o computer con un programma dedicato. L’altro è un modello fisico, con consistenza anatomica simile a quella del cervello e con riportate tutte le strutture cerebrali utili all’approccio chirurgico, in particolare quelle vascolari». Con questo doppio sistema lo studente da un lato può lavorare sul modello, e fare prove pratiche come mettere una clip su un aneurisma; e dall’altro può studiare gli approcci chirurgici sull’applicazione con un device.
Si tratta di un’innovazione con prospettive importanti anche oltre il periodo Covid. «La sala operatoria resterà il fondamento dell’apprendimento chirurgico, mentre il modello classico del cadaver lab ha dei costi molto alti. Anche la sostituzione con un simulation laboratory ha un costo altissimo – sottolinea il Prof. Servadei. Il sistema ibrido che abbiamo utilizzato, invece, ha costi molto ridotti, perché non servono macchine dedicate, ma solo un software. Inoltre permette un approccio diretto senza bisogno di cadaveri. Infine si può utilizzare per più studenti anche nell’ambito di normali insegnamenti e ha un futuro importante nei paesi in via di sviluppo dove le risorse sono limitate».
A riprova della bontà del progetto, c’è anche l’interesse da parte della World Federation of Neurosurgical Societies che sta lavorando insieme ad UpSurgeOn per la diffusione di questo sistema nel mondo.