Sindrome di Cushing: un nuovo approccio per stimare le conseguenze individuali dell’eccesso di cortisolo
La sindrome di Cushing è una condizione caratterizzata da un eccesso di cortisolo e può essere causata dal trattamento cronico con corticosteroidi (sindrome di Cushing esogena) o da tumori, generalmente benigni, che producono cortisolo (sindrome di Cushing endogena). La sindrome di Cushing endogena è una condizione rara dovuta a cause dipendenti dall’ormone adrenocorticotropo (ACTH) – comunemente un adenoma ipofisario (malattia di Cushing) – o a cause ACTH-indipendenti – generalmente un adenoma surrenalico benigno. Complessivamente, l’incidenza annuale della sindrome di Cushing endogena varia tra 1,8 e 8 casi per milione di abitanti. La sindrome di Cushing esogena è, invece, molto più frequente, in quanto i corticosteroidi sono farmaci comunemente utilizzati per un’ampia gamma di patologie. Indipendentemente dalla causa della sindrome di Cushing, l’esposizione cronica all’eccesso di cortisolo determina lo sviluppo di numerose complicanze, tra cui ipertensione arteriosa, aumento di peso, diabete mellito, sindrome metabolica, alterazioni del sistema immunitario, osteoporosi e disturbi neuro cognitivi. Tali comorbidità si associano a compromissione della qualità di vita e ad un aumento della mortalità.
La diagnosi e il follow-up dei pazienti si basa su test ormonali che valutano il livello di eccesso di cortisolo su sangue e urine e su test dinamici volti a identificare l’origine (ipofisaria o surrenalica) dell’eccesso di cortisolo. Tuttavia, nessuno degli strumenti disponibili si è dimostrato pienamente accurato a causa del modello variabile di secrezione del cortisolo e dei limiti dei test immunoenzimatici utilizzati nei laboratori per la determinazione del cortisolo. Inoltre, gli effetti clinici dell’esposizione cronica all’eccesso di cortisolo dipendono non solo dall’intensità e dalla durata dell’eccesso, ma anche dal metabolismo periferico e dalla sensibilità individuale, non stimati dai test ormonali di laboratorio. Ne consegue il frequente riscontro, nella pratica clinica, di un’elevata variabilità tra i pazienti affetti da sindrome di Cushing in termini di sviluppo di complicanze (pazienti con lo stesso livello di eccesso di cortisolo sono esposti a complicanze diverse con gradi diversi di severità). Pertanto, la gestione di questi pazienti resta impegnativa in quanto è difficile individuare i pazienti più a rischio.
Fino ad oggi non sono disponibili nella pratica clinica strumenti in grado di valutare correttamente gli effetti individuali dell’eccesso di cortisolo. Uno studio condotto dalla dott.ssa Maria Francesca Birtolo – specializzanda al 4° anno di Endocrinologia in Humanitas University – durante il suo periodo di ricerca nel team “Genomic and signaling of endocrine tumors” del Cochin Institut a Parigi, e pubblicato sull’importante rivista scientifica European Journal of Endocrinology a luglio 2024, ha esplorato l’impatto dell’eccesso di cortisolo sul trascrittoma utilizzando prelievi ematici di pazienti con ipercortisolismo. Tale studio ha dimostrato come nuovi approcci, basati su analisi omiche, possono predire con ottima accuratezza il livello di eccesso di cortisolo, superando i limiti dei test di laboratorio attualmente disponibili. L’utilizzo dei marcatori molecolari identificati può contribuire ad una precisa caratterizzazione del profilo di rischio dei pazienti con ipercortisolismo, migliorandone la gestione clinica.