Se aumentano le allergie è colpa del cambiamento climatico
I cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo ormai da diversi anni, causati principalmente dal surriscaldamento del pianeta, stanno incidendo sempre di più sulla nostra salute.
È quanto sostengono gli esperti, che registrano una continua maggiore diffusione di patologie allergiche legate allo stravolgimento delle stagioni.
Tra questi, il dottor Giorgio Walter Canonica, professore di Medicina Respiratoria in Humanitas University e responsabile del Centro Medicina Personalizzata Asma e Allergologia di Humanitas, che, in occasione di una recente intervista, ha spiegato i motivi dell’incremento preoccupante dei casi di allergie nel nostro Paese.
Perché aumentano le allergie
Oggi, in Italia, dodici milioni di persone soffrono di allergie respiratorie (asma, riniti), ma il numero è destinato ad aumentare a causa del pericoloso mix di fattori in grado di scatenare reazioni allergiche: l’aumento delle temperature, l’inquinamento e la maggiore diffusione dei pollini nell’aria.
“L’incidenza è molto più alta di prima e i cambiamenti climatici sono un fattore determinante”, sottolinea il professor Canonica. “Allo stesso tempo – prosegue – la maggiore frequenza delle allergie è riconducibile agli stravolgimenti dei nostri stili di vita”.
Fioriture più precoci e prolungate
Il surriscaldamento del pianeta ha anticipato il periodo di fioritura delle piante rispetto all’arrivo della primavera. “Da questo – spiega Canonica – dipende il fatto che i pollini si concentrano nell’aria per un arco di tempo ben più ampio. È quasi scontato che l’incidenza delle allergie sia maggiore”.
“Uno studio durato ventisette anni e concluso di recente – continua il professore – ci ha consentito di verificare che alcune piante parietarie hanno esteso di novanta giorni il loro periodo di pollinazione”.
Inquinamento dei motori diesel
Oltre alla ormai assodata correlazione tra inquinamento e sviluppo di tumori, vi è anche quella tra la maggiore diffusione nell’aria delle particelle inquinanti e l’incremento delle manifestazioni allergiche.
Così riferisce Canonica: “La diffusione nell’aria delle particelle esauste del diesel aumenta il rischio di allergie. Queste particelle si legano ai pollini e li aiutano nella loro azione dannosa sul nostro organismo. Di conseguenza, può bastare una quantità di venti volte inferiore per scatenare una grave reazione”.
Un pericolo dalle nuove piante
A detta degli esperti, evidenze scientifiche hanno dimostrato che responsabili dell’incremento di asma e riniti sono anche dei nuovi pollini presenti nell’aria che si sono dimostrati altamente allergenici. Essi derivano da particolari specie di piante provenienti dagli Stati Uniti (l’ambrosia) e dalla Scandinavia (la betulla) che si sono recentemente diffuse in aree geografiche dove prima erano assenti a seguito delle mutate temperature.