Mitomicina C e risposta immunitaria: una nuova prospettiva per la cura del tumore alla vescica in uno studio di Humanitas University
Una ricerca di grande interesse medico e che porta a importanti passi avanti nella cura del tumore alla vescica. E’ stato pubblicato su Science Translational Medicine un importante studio – che vede come prima firma la Dottoressa Bianca Oresta, ricercatrice di Humanitas – che ha permesso di identificare il meccanismo di azione della mitomicina C, un farmaco chemioterapico usato da più di 50 anni per il carcinoma alla vescica.
La Professoressa Maria Rescigno, ordinario di Patologia Generale di Humanitas University e pro rettore vicario con delega alla ricerca, spiega: «Abbiamo avviato questo lavoro partendo da un dato: sappiamo che la mitomicina funziona nel 40 per cento dei pazienti. Circa la metà, quindi, ha una recidiva dopo il trattamento. Ci siamo chiesti da cosa dipenda questo esito». Ne è risultato che il farmaco uccide le cellule tumorali attraverso l’attivazione del sistema immunitario. È la cosiddetta morte immunogenica, che agisce attraverso un meccanismo che si basa sul rilascio del DNA mitocondriale, che attiva un segnale che spinge le cellule del sistema immunitario a “mangiare” la cellula morta. «È un nuovo meccanismo di azione della mitomicina mai descritto prima – prosegue la professoressa –. In altre parole, se la cellula tumorale esprime una determinata proteina della catena respiratoria, questa andrà incontro a morte immunogenica. In caso contrario, la morte non sarà immunogenica. I pazienti che rispondono alla mitomicina corrispondono esattamente a quelli in cui è stato riscontrato questo marcatore».
Lo studio è partito da un approccio retrospettivo: è stato verificato che i pazienti che in passato avevano risposto alla mitomicina avessero il marcatore, e viceversa. «Quindi siamo passati a uno studio prospettico. L’ipotesi: i pazienti senza marcatore non risponderanno alla mitomicina. In effetti è stato così», precisa Rescigno. Questo significa che è possibile prevedere la risposta alla cura, e quindi monitorare i pazienti a rischio recidiva e scegliere terapie alternative. «Vogliamo andare avanti, studiando se sia vantaggioso somministrare il farmaco già prima di asportare il tumore – continua Rescigno –. Ora nella pratica si opera, poi si fa un lavaggio con la mitomicina che agisce sulle cellule che potrebbero essere sfuggite alla chirurgia all’interno della vescica. L’idea è dare il farmaco anche prima della chirurgia e scatenare in anticipo la risposta immunitaria».
La Dott.ssa Bianca Oresta, 29 anni, ricercatrice di Humanitas con una scholarship di AIRC, è alla seconda pubblicazione scientifica sul tema dopo il dottorato di ricerca. Prima di questa, ne ha firmata un’altra relativa allo studio del microbioma vescicale nei pazienti con tumore della vescica. «La domanda iniziale parte da un interesse nato in laboratorio negli anni passati, già con uno studio sul cancro al colon che risale al 2016. Ci si era già domandati come i chemioterapici potessero stimolare la risposta immunitaria, la morte cellulare immunogenica, risvegliando la risposta specifica contro il tumore». «Questa volta abbiamo osservato che molti pazienti vanno incontro a recidiva dopo la cura con la mitomicina. Molto spesso il tumore si ripresenta nel giro di un anno: è un problema per il paziente e per il sistema sanitario». Grazie alla collaborazione con l’Unità operativa di Urologia, diretta dal Prof. Giorgio Guazzoni, lo studio è stato eseguito anche su tessuti derivati da tumori prelevati da pazienti.
«La pubblicazione è una bella soddisfazione, questo lavoro mi ha accompagnato per tutto il mio dottorato e l’abbiamo portato a termine in un anno molto difficile», racconta la Dottoressa Oresta. Lo studio ha aperto nuove prospettive: «Abbiamo proposto un nuovo clinical trial: avendo scoperto questo meccanismo e come funziona, vogliamo identificare dei biomarcatori che ci permettano di capire prima se il paziente risponderà o meno, e indirizzare così il percorso terapeutico».