L’importanza della simulazione nel percorso didattico dei medici di domani
Il Centro di Simulazione presso Humanitas University, uno dei più grandi e tecnologicamente avanzati in Europa, offre un’esperienza formativa all’avanguardia per studenti e professionisti. In ambienti appositamente allestiti, vengono simulate operazioni e visite su pazienti-manichini allo scopo di insegnare ai discenti in Medicina come comportarsi con un paziente nelle varie situazioni in cui questo possa trovarsi, e quali sono le dinamiche di interazione tra operatori sanitari (lavoro di squadra, leadership, comunicazione ecc.), affinché siano preparati ad affrontare la futura vita professionale. A questo proposito, il prof. Giorgio Walter Canonica, professore di Medicina Respiratoria in Humanitas University e responsabile del Centro Medicina Personalizzata Asma e Allergologia di Humanitas e, la dottoressa Francesca Puggioni, specialista del Centro Medicina personalizzata Asma e Allergologia di Humanitas hanno voluto spiegare l’importanza della simulazione di un evento per la formazione dei futuri medici.
Che cos’è la simulazione
“La simulazione è la creazione di una situazione mediante dei materiali. Questi possono essere un manichino, dei dispositivi medici, una stanza, che ci permettono di ricreare l’ambiente in cui i professionisti sanitari operano”, spiega la dottoressa Puggioni.
I discenti e l’obiettivo della simulazione
“La terminologia moderna permette di avanzare e di accorciare le tappe. In questo caso, per quanto riguarda la didattica rivolta agli studenti e agli specializzandi, simulando un evento, che poi può essere visto e vissuto realmente, è possibile formare in anticipo i nostri discenti in modo che, effettivamente, possano avere una preparazione assolutamente coerente con quelle che sono le necessità”, precisa il professor Canonica. “Il discente è chiunque voglia avere esperienza indiretta in totale sicurezza dell’utilizzo di dispositivi medici o dell’interazione con un work team. Questo ci permette di avere anche, ad esempio attraverso lo streaming e non soltanto l’operatività all’interno della sala di simulazione, la possibilità di diventare esperti e di apprendere il comportamento corretto e sicuro nei riguardi del nostro paziente”, specifica la dottoressa Puggioni.
Ricostruzione di una situazione reale
“Il principio cardine è quello per cui nessun operatore sanitario dovrebbe essere messo nelle condizioni di prendere delle decisioni ed effettuare procedure per la prima volta nella vita reale. Attraverso il Simulation Center, possiamo ricreare qualunque tipo di setting intra o extra ospedaliero: un incidente stradale, un malessere in un centro commerciale, una sala operatoria, un ambulatorio, una sala d’attesa. In questo modo, possiamo utilizzare anche degli attori che facciano da elemento disturbatore per provare le emotività dell’operatore sanitario, la sua capacità di reazione, di interazione e di concentrazione in un ambiente che non è totalmente dedicato alla salute”, spiega la dottoressa Puggioni. E prosegue: “L’istruttore di simulazione è l’architetto di tutto il progetto che, attraverso la cabina di regia, ricrea uno scenario il più reale possibile, permettendo ai discenti di avere in real time la reazione clinica del paziente e quella del dispositivo”.
Approccio e dispositivi differenti per ogni situazione
“In ambito pneumologico, si possono avere tre tipi di setting: quello della emergenza-urgenza in caso di arresto respiratorio o cardiorespiratorio, quello della terapia intensiva e quello della normale vita di reparto o di ambulatorio. I dispositivi da utilizzare in questi casi sono differenti, così come sono diversi lo stato emotivo del discente e il setting di coworking”, conclude la dottoressa Puggioni.