Intelligenza Artificiale (IA) e salute mentale
L’intelligenza artificiale (IA) sta offrendo nuove opportunità nell’ambito della ricerca e dei servizi legati alla salute mentale. Tuttavia è importante essere consapevoli anche dei suoi limiti, soprattutto considerando che l’efficacia a lungo termine dell’IA deve ancora essere dimostrata.
Il costo dei disturbi mentali
Nel 2017, il National Institute of Mental Health (NIMH) ha dichiarato che negli Stati Uniti il 18,9% della popolazione soffre di qualche tipo di disturbo mentale, con ovvie conseguenze non solo sulla qualità della vita ma anche sul portafoglio. I disturbi mentali sono stati infatti annoverati tra le condizioni mediche più costose da trattare – superando persino le patologie cardiache. Si stima un costo totale di 201 miliardi di dollari spesi ogni anno. Inoltre, se i costi dei farmaci, delle visite mediche e dei ricoveri sono relativamente facili da quantificare, i costi indiretti come il guadagno perso, sono invece difficili da stimare. A causa dei costi elevati associati a questi disturbi, molte persone non cercano un aiuto professionale tempestivo.
Il ruolo dell’IA
Woebot é un esempio di programma informatico integrato che replica conversazioni personalizzate tra un paziente e il suo terapeuta. È stato sviluppato dalla dottoressa Alison Darcy, nella piena consapevolezza dei limiti del suo chatbot, che non potrà mai sostituire il contatto umano. Tuttavia, può essere uno strumento utile per offrire una terapia cognitivo-comportamentale (TCC) basata sull’evidenza, è più accessibile e non necessita di prenotazione. Un altro aspetto positivo è che i chatbot sono disponibili in diverse lingue.
Pro e contro
Nel 2017, il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha affermato che, anche se i chatbot non sono strumenti costosi e sono facili da implementare, sono però soggetti a problemi tecnici e seguono un copione predefinito, poiché non hanno una mente propria, e dunque potrebbero non comprendere appieno le esigenze dell’utente. Per questo motivo alcuni esperti suggeriscono di utilizzare i chatbot e di consultare un terapeuta (umano).
Tuttavia, i primi studi condotti sui chatbot hanno mostrato alcuni risultati positivi. Uno studio ha infatti dimostrato che dopo appena due settimane di utilizzo di Woebot, gli utenti si sentivano meno ansiosi e depressi e tendevano a “parlare” con il chatbot quasi ogni giorno.
Secondo altri studi, reagiamo agli avatar come se fossero esseri umani reali, anche se siamo ben consapevoli di interagire con dei robot. Può infatti risultare più facile parlare di argomenti imbarazzanti con un terapeuta virtuale piuttosto che con uno umano. È anche più probabile che gli utenti abbiano meno paura di sentirsi giudicati. Inoltre, i chatbot sono sempre disponibili.
Verso un sistema di assistenza alla salute mentale basato sull’IA?
Le tecnologie basate sull’IA stanno diventando sempre più comuni in diversi settori, tra cui quello della salute mentale. In questo ambito, ad esempio, la combinazione di apprendimento automatico e rete clinica può aiutare a fornire il giusto livello di supporto emotivo quando necessario. Per far sì che funzioni, è però necessario un approccio collaborativo tra terapeuti, psichiatri e coach.
L’utilizzo della tecnologia può rendere la salute comportamentale più accessibile e conveniente, e i chatbot possono imparare tramite l’interazione con un numero elevato di pazienti che un terapeuta umano probabilmente non avrà mai nel corso della sua carriera.
Prevenzione dell’isolamento sociale
Talvolta i giovani possono sperimentare una forma di isolamento sociale e difficoltà nell’instaurare relazioni strette. In questo contesto i social network, quindi, diventano un aspetto importante della loro vita, fornendo un senso di appartenenza e incoraggiando una comunicazione positiva.
L’IA può potenzialmente contribuire a far sentire le persone meno isolate e più connesse, ad esempio creando un ambiente terapeutico in cui gli utenti possono imparare, interagire, condividere le proprie esperienze e ricevere sostegno e riconoscimento dagli altri.
AI per gli studenti
Altri progetti interessanti si stanno concentrando sullo sviluppo di consulenti virtuali per fornire supporto e insegnare a gestire lo stress e l’ansia, soprattutto agli studenti. Gli utenti intervistati durante un recente studio hanno infatti ritenuto che il supporto emotivo fornito dal consulente virtuale fosse stato molto utile durante il periodo di stress degli esami: i terapisti virtuali possono infatti fornire agli studenti un sostegno immediato e anonimo.