Il Progetto di Volontariato in Madagascar di una nostra studentessa, Alessia Bramaschi
Sono in tanti i professionisti, i medici e gli studenti di Humanitas a partecipare a esperienze di volontariato e/o impegno pubblico per la salute globale.
L’assistenza e lo sviluppo medico-sanitario nei Paesi più poveri del mondo rappresentano, infatti, per i futuri medici un’importante esperienza di crescita professionale e di grande valore umano.
Alessia Bramaschi è una studentessa del quinto anno di Medicina presso Humanitas University, che la scorsa estate, accogliendo con entusiasmo la proposta del suo ateneo, è partita per l’Africa.
Alla ragazza abbiamo fatto alcune domande sulla sua esperienza in Madagascar.
Quali motivazioni ti hanno spinta ad aderire al Progetto di Volontariato?
L’idea di fare un’esperienza di volontariato in Africa mi ha sempre attratto, fin da quando all’oratorio ascoltavo con interesse i racconti del prete sulle sue missioni in Africa, sulle meravigliose persone che aveva incontrato e sulla particolarità dei luoghi visti.
Ciò che mi ha spinto a partire quest’estate è stato, innanzitutto, il desiderio di aiutare il prossimo, ma anche di poter sperimentare una realtà e una cultura diverse dalla mia.
Che tipo di attività hai svolto durante il Progetto?
Durante il nostro soggiorno ad Ampefy, un villaggio situato a pochi chilometri dal centro geografico del Madagascar, abbiamo avuto la possibilità di partecipare alle attività del centro medico (per esempio, effettuando prelievi e vaccini o aiutando le infermiere nelle medicazioni), e al Progetto della Nutrizione. Seguendo e affiancando i professionisti locali (la pediatra, il medico di base, le ostetriche e le infermiere) abbiamo avuto modo, quindi, di conoscere e vivere in prima persona una realtà medica completamente diversa dalla nostra.
Il Progetto della Nutrizione, invece, consisteva nel raggiungere, a piedi o in moto, insieme ai ragazzi locali del team, i villaggi remoti, per pesare e misurare i bambini al fine di determinare il loro grado di malnutrizione. All’occorrenza, fornivamo cibo nutriente e farine arricchite, sensibilizzando le famiglie all’educazione alimentare e alle buone pratiche culinarie, anche attraverso dimostrazioni pratiche, per garantire ai loro figli un apporto calorico sufficiente alla crescita.
Che cosa ti ha insegnato questa esperienza dal punto di vista umano?
Penso che questa esperienza sia stata importante soprattutto dal punto di vista umano, in particolare sotto l’aspetto delle relazioni sociali, cosa che, a mio avviso, è fondamentale per la crescita professionale di un medico.
Infatti, durante il soggiorno in Madagascar sono stati molto formativi i momenti vissuti nei villaggi remoti con i bambini, che ci hanno regalato tanti sorrisi e abbracci, i rapporti costruiti con i ragazzi dello staff del centro medico e tutte le emozioni condivise con loro.
Ho provato su me stessa che il volontario è una persona che dà qualcosa di suo agli altri, ma che, allo stesso tempo, ha la grandissima fortuna di ricevere molto di più in cambio.
A questo proposito, vorrei ringraziare Fondazione Arché, Change Onlus e Humanitas University per avermi offerto l’opportunità di vivere questa meravigliosa esperienza che porterò sempre nel mio cuore.
Come descriveresti in tre parole la tua esperienza?
Emozionante, profonda e umana.