Il Dott. Massimiliano Greco vince il premio Anzalone: un riconoscimento per la ricerca di Humanitas su COVID-19
È il Dottor Massimiliano Greco, ricercatore di Humanitas University e anestesista dell’Unità Operativa di Anestesia e terapia intensiva generale di Humanitas, il vincitore del premio Anzalone, istituto dall’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Milano, che viene assegnato a professionisti o istituzioni milanesi che abbiano dato lustro alla comunità medica ambrosiana con la propria attività.
Il riconoscimento è stato conferito per la ricerca sul COVID 19 svolta nei mesi del picco primaverile della pandemia in collaborazione con la rete degli ospedali lombardi, affrontando nello stesso tempo il lavoro quotidiano nelle terapie intensive e contribuendo ad arricchire la conoscenza degli effetti del contagio da virus Sars-Cov-2.
Un premio meritato «per aver lavorato incessantemente e con grande impegno durante la recente pandemia nelle terapie intensive COVID ed essere riuscito contemporaneamente a coordinare vari studi locali e multicentrici», si legge nelle motivazioni, «e per aver mostrato concretamente con il suo lavoro la reale possibilità di collaborazione tra pubblico e privato, sia per quanto riguarda la clinica che la ricerca nella rete degli Ospedali Lombardi, rete che è stata d’esempio anche per il resto del mondo nel periodo della pandemia COVID».
«È una soddisfazione, un riconoscimento per il lavoro svolto insieme ai colleghi del Policlinico di Milano. Non è stato semplice portare avanti la ricerca e intanto affrontare il lavoro quotidiano in reparto», racconta il Dott. Greco. «Abbiamo lavorato senza sosta, anche il giorno di Pasqua. C’era l’urgenza di studiare e pubblicare. In quel momento la Lombardia era il centro dell’emergenza globale, avevamo i dati grazie all’immenso lavoro dei colleghi di tutta la regione che li hanno forniti: potevamo trovare risposte per i medici di tutto il mondo».
La cerimonia, che si è svolta il 14 ottobre, è stata anche l’occasione per ricordare i medici scomparsi a causa della pandemia. «Un momento molto intenso. Questo premio arriva dopo un periodo impegnativo dal punto di vista umano e professionale. Siamo rimasti lontani dalle nostre famiglie, accanto a pazienti in condizioni gravi, soli a causa delle restrizioni alle visite, senza smettere per un secondo di svolgere l’attività clinica e di ricerca che era indispensabile. Ma sentivamo l’urgenza di capire, per non essere ciechi di fronte al virus».