Cinque studenti di Infermieristica raccontano il loro tirocinio nel reparto di terapia intensiva all’Ospedale Fiera Milano
Un tirocinio di sei settimane nell’Ospedale in Fiera di Milano, allestito per far fronte all’emergenza sanitaria e dove ci sono circa 200 posti di terapia intensiva tutti dedicati al Covid: notte e giorno sul campo per capire come curare gli oltre 50 pazienti attualmente ospitati e come poter salvare loro la vita. È questa l’esperienza che hanno fatto cinque studenti del corso di laurea triennale di infermieristica dell’Humanitas University di Milano. Si tratta di Claudia, 22 anni; Gaia, 22 anni; Camilla, 22 anni; Martina, 21 anni e Matteo, 23 anni.
Dal 25 marzo al 9 maggio, gli aspiranti infermieri hanno potuto toccare con mano cosa vuol dire lavorare nel reparto più duro dell’ospedale – la Rianimazione – e hanno dovuto fare i conti con un virus che fino a un anno e mezzo fa era del tutto sconosciuto. «Ammetto che si è trattato di un’esperienza estremamente impattante, da molteplici punti di vista», spiega Gaia, che nel corso del percorso si è «trovata ad assistere pazienti con la stessa età dei miei genitori, circa 50 anni, che in alcuni casi, purtroppo, non ce l’hanno fatta. Questo è stato sicuramente l’aspetto che più ha impattato psicologicamente ed emotivamente». Per Gaia quello in Fiera è stato «allo stesso tempo una esperienza molto soddisfacente, durante la quale ho potuto mettermi alla prova in una struttura emergenziale creata apposta per questa pandemia. In generale mi ritengo fortunata – chiarisce Gaia – di aver svolto questa esperienza, per quanto impattante emotivamente e psicologicamente, poiché mi ha permesso di crescere e acquisire una maggiore consapevolezza come persona e come futura infermiera».
Anche la sua collega Claudia si ritiene «fortunata» per l’esperienza in Fiera perché «mi sta dando modo di crescere e prendere consapevolezza di me stessa. Sicuramente non è facile, ci sono stati tanti gradini da superare, ma credo siano tutti essenziali per arrivare a conoscere la professionista che vorrò diventare in un futuro ormai vicinissimo. Rapportarmi con malati così fragili e complessi – racconta Claudia – mi fa talvolta pensare di essere cresciuta un pochino più in fretta rispetto ad altri ragazzi della mia età».
Certo un tirocinio di questo tipo ha avuto ritmi anche molto serrati, come dice Camilla: «I turni sono di otto ore per la mattina e altrettante per il pomeriggio, mentre di notte sono dieci ore. Essendo pazienti fragili e critici affetti da Covid-19, sono spesso sedati e richiedono cure ancora maggiori, tanto che il lavoro all’interno del reparto si svolge attraverso un’équipe composta da più professionisti, come medici, infermieri, fisioterapisti e operatori socio-sanitari con cui anche noi studenti riusciamo a confrontarci liberamente entrando così anche noi a farne parte, creando un rapporto di fiducia e di comunicazione efficace».
L’esperienza, seppur dura e sicuramente ad alto impatto emotivo, ha lasciato però in questi futuri infermieri un bellissimo ricordo e soprattutto ha rinfocolato la loro passione. Racconta Matteo: «Queste settimane all’Ospedale in Fiera mi sono piaciute molto, sento di aver aggiunto un tassello importante per il mio futuro. Infatti ho capito che una volta concluso il percorso di laurea vorrei lavorare in un reparto di Terapia Intensiva, perché sento di poter usare in modo più corretto quello che ho imparato al servizio di poche persone, che posso seguire più da vicino».
Dello stesso parere è anche Martina, che confessa che «all’inizio ci sono state tante insicurezze sia legate all’ambiente che alla malattia stessa. Ma al termine di questa esperienza, aggiunge, mi sono resa conto che è stata davvero molto coinvolgente, sotto ogni punto di vista. Ho imparato tanto, sono cresciuta sia come futura infermiera che come persona. E per questo – conclude – non vedo l’ora di laurearmi per poter poi dedicare tutto il mio tempo ed energie a un’area critica come la Rianimazione».