Al via l’anno accademico 2015-16. Il nuovo campus protagonista all’inaugurazione
Si è svolta oggi martedì 24 novembre, alla presenza delle Autorità nazionali e locali, la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2015/16 di Humanitas University. Nel corso della cerimonia, la presentazione dei lavori, già avviati, per la costruzione del nuovo campus di oltre 20mila mq. Ospite internazionale Seth Berkley, CEO di GAVI, con una lectio magistralis sui vaccini come investimento per salute e sicurezza globali.
Oltre 20 mila metri quadrati, e 4 nuovi edifici, dedicati rispettivamente a didattica, servizi per gli studenti, attività di ricerca e universitaria, residenze per studenti e ricercatori. Sono iniziati da qualche settimana i lavori per il nuovo campus di Humanitas University, adiacente all’ospedale Humanitas e immerso nel verde del Parco Sud Milano: sarà pronto per l’anno accademico 2017/18. Offrirà, oltre ad aule e laboratori, un Simulation Center e servizi per gli studenti, dal residence agli spazi per lo studio alle aree dedicate alla pratica sportiva.
Il progetto del nuovo campus è uno dei temi trattati nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2015/16 che si è svolta stamattina presso il Centro Congressi di Humanitas alla presenza delle Autorità: il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini, l’Assessore alle Attività produttive, Ricerca e Innovazione di Regione Lombardia Mario Melazzini, i sindaci Giuliano Pisapia (Milano), Barbara Agogliati (Rozzano) e Paolo Festa (Pieve Emanuele).
Alla cerimonia sono intervenuti il Presidente di Humanitas Gianfelice Rocca, il rettore di Humanitas University Marco Montorsi ed il Prorettore Alberto Mantovani.
Ospite internazionale Seth Berkley, CEO di Gavi – Global Alliance for Vaccines and Immunisation, che ha tenuto una lectio magistralis sul più che mai attuale tema delle vaccinazioni dei bimbi dei Paesi in via di sviluppo come investimento per la salute e la sicurezza globale.
Humanitas come un grande “teaching laboratory”
La cerimonia è un importante momento di celebrazione per la community di Humanitas University: 340 studenti provenienti da tutti il mondo e in particolare – oltre naturalmente all’Italia – da Regno Unito, USA, Grecia, India, Canada, Nigeria. Una Faculty internazionale composta da 23 docenti, 200 tutor medici e ricercatori e 7 visiting professor, fra cui i Premi Nobel per la medicina Rolf Zinkernagel e Jules Hoffmann. Un Advisory Board composto da 7 esperti internazionali nell’ambito della ricerca e dell’Università, provenienti ad esempio da Harvard e dal Karolinska Institutet.
“I grandi teaching&research hospitals sono al centro del triangolo della conoscenza fatto di clinica, ricerca e didattica e si confrontano con le grandi domande etiche e con la necessità di essere economicamente sostenibili per poter offrire un servizio accessibile a tutti – spiega il Presidente Gianfelice Rocca.
Humanitas oggi è un teaching laboratory, un luogo in cui si impara facendo, in cui si produce ricerca di qualità, in cui si alimenta e si persegue una vocazione etica e umana della medicina. L’uomo è sempre al centro: il paziente in Humanitas, lo studente in Humanitas University.
L’innovazione – in clinica, ricerca e didattica – è un elemento cardine del nostro modello: significa investire nella ricerca clinico-scientifica e in tecnologie all’avanguardia, in grado di cambiare la vita delle persone favorendo il trasferimento tecnologico e trasformando le nuove scoperte in cure per tutti. Significa anche formare una nuova generazione di professionisti in una dimensione internazionale, divenuta indispensabile per confrontarsi al meglio con le principali esperienze didattiche dei Paesi esteri e con il mondo del lavoro”.
Il Rettore Montorsi: così vogliamo attrarre e formare talenti da tutto il mondo
“Già lo scorso anno, il primo di attività per Humanitas University – spiega il Rettore Marco Montorsi – il 12% dei nostri studenti veniva dal Regno Unito, Grecia, Francia, Svizzera. Quest’anno siamo a quota 44% studenti stranieri, e a seguito del pieno accreditamento abbiamo allargato l’offerta anche ai ragazzi provenienti da Paesi non comunitari. Abbiamo attivato tutti e 6 gli anni di corso e siamo impegnati in un piano che ci porterà a regime, nel 2017/2018, a contare su circa 1.000 studenti di cui fino alla metà stranieri”.
“Crediamo fortemente nell’internazionalizzazione, fondamentale in un mondo sempre più globalizzato – prosegue il Rettore. In Humanitas University, medici e infermieri del futuro vivono in un contesto open minded, perché nella Medicina i confini nazionali da sempre non esistono. Internazionalizzazione per noi significa da una parte fornire ai giovani italiani che scelgono le professioni medico-sanitarie il meglio delle capacità, indispensabili per poterle esercitare all’estero nell’ambito sia clinico sia della ricerca. Dall’altra parte, attrarre e formare talenti da tutto il mondo perché, al termine del loro periodo di formazione in Humanitas University, rientrando nei loro Paesi siano motore di conoscenza e innovazione”.
Il nuovo campus: iniziati i lavori, pronto nel 2017
Un’altra caratteristica portante di Humanitas University è l’innovazione applicata alla didattica, basata sui più avanzati Interactive Learning Methods come Tutorship (con la presenza di 1 tutor ogni 2 studenti), Problem- Based Learning, Case Discussion, Simulation. Proprio la simulazione assume un ruolo sempre maggiore nel percorso di studi dei futuri medici e infermieri. Nel nuovo campus di oltre 20 mila metri quadrati, per il quale sono iniziati i lavori e che sarà pronto per l’anno accademico 2017/18, circa 1.000 saranno dedicati ad un Simulation Center di ultima generazione. La struttura, dedicata alle esercitazioni pratiche di supporto alla teoria, ospiterà al suo interno 4 sale operatorie, 3 regie multimediali, 2 ambulatori, 1 sala per le emergenze, 4 sale per i clinical e surgical skills, 1 aula microscopi, 1 wet lab.
Il nuovo campus sorgerà alle spalle dell’attuale Centro di Ricerca e Didattica. Progettato dall’Architetto Filippo Taidelli, è concepito secondo i più moderni standard in termini di tecnologia e comfort ambientale, con ampie dotazioni al servizio della didattica e degli studenti.
La lecture di Seth Berkley, GAVI: l’importanza dei vaccini per la salute globale
Ospite d’onore della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico di Humanitas University, Seth Berkley, CEO di GAVI, una grande partnership pubblico-privata votata a salvare milioni di bambini nei Paesi meno sviluppati, attraverso il finanziamento di programmi di immunizzazione e la promozione del potenziamento dei programmi sanitari. L’azione di GAVI sta trasformando in un obiettivo raggiungibile il sogno di vaccinare tutti i bambini dei paesi in via di sviluppo, ponendo fine all’ecatombe che si consuma ogni anno: in tutto il mondo, muoiono circa 10 milioni di bambini al di sotto dei 3 anni. Di questi, se ne potrebbero salvare almeno 2,5-3 milioni semplicemente permettendogli di utilizzare i vaccini più elementari.
“I vaccini, non dimentichiamolo – spiega Alberto Mantovani, prorettore e docente di Humanitas University – sono l’intervento medico a basso costo che, più di tutti, ha cambiato la vita e la salute dell’uomo. E rappresentano un’assicurazione sulla vita dell’umanità. Senza i vaccini, tornerebbero a colpirci virus e batteri da tempo debellati, come poliomielite e difterite, e non avremmo un efficace scudo contro quelli che, prima o poi, ci troveremo a combattere in futuro. È un dato di fatto che certe malattie prosperano là dove ci sono difficoltà oggettive a eseguire le vaccinazioni.
In Siria, Afghanistan, Pakistan, Nigeria dove per situazioni di fragilità non è possibile raggiungere tutti i bambini, sono recentemente ricomparsi focolai di poliomelite, ad esempio. Eppure, ogni giorno i dati incontrovertibili legati alla bontà dei vaccini si scontrano con le numerose leggende metropolitane che vorrebbero legarne l’utilizzo all’insorgenza di malattie gravi, come l’autismo o la sclerosi multipla: falsi miti che causano una scarsa propensione delle persone alle vaccinazioni, mettendo seriamente a rischio la salute di tutti noi. A livello globale. Perché, in un mondo dove i viaggi sono all’ordine del giorno le malattie degli altri non possono non riguardarci”.