65ª edizione della Settimana Internazionale delle Persone Sorde
Durante l’ultima settimana di settembre si celebra in tutto il mondo la Settimana Internazionale delle Persone Sorde. L’iniziativa, promossa dalla World Federation of the Deaf, prevede attività e incontri per sensibilizzare l’opinione pubblica su sordità, linguaggio dei segni, libertà di scelta comunicativa e bilinguismo. L’obiettivo è affermare la necessità di inclusione delle persone sorde in ambito scolastico, lavorativo e sociale, nonché di rivendicare pari diritti e opportunità.
Il 23 settembre l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha indetto la giornata per riconoscere e promuovere le oltre 200 differenti lingue dei segni e per tutelare le diversità culturali e linguistiche. Alla pari delle lingue parlate infatti, quelle dei segni sono caratterizzate da segni e modi di esprimersi tipici delle diverse aree geografiche in cui sono utilizzate.
La lingua non deve essere una barriera
Fino a tempi molto recenti, le persone sorde incontravano non poche difficoltà ad accedere a professioni che non fossero manuali. Solo nel 1994 fu introdotta in ambito universitario la sotto titolatura per assicurare a tutti le stesse opportunità formative. «Queste persone sono perfettamente in grado di studiare, di scegliere e di svolgere la professione che meglio si adatta alle loro inclinazioni personali – spiega la professoressa Stefania Vetrano Delegata Humanitas University alla disabilità e DSA –, la loro barriera è il linguaggio. In una società veramente inclusiva bisognerebbe introdurre nella formazione scolastica anche l’apprendimento della lingua dei segni e sensibilizzare maggiormente rispetto alle disabilità uditive».
In molti ambiti – ultimo ma non meno importante quello sanitario – si pone ancora poca attenzione al disagio della sordità, causando non poche difficoltà a coloro che vivono questa condizione nel quotidiano. Spesso si ritrovano a dover essere accompagnati da un parente o da una persona che faccia da interprete. «Nel caso di una visita medica il paziente dovrebbe sentirsi libero di parlare del suo stato di salute senza bisogno di essere accompagnato – continua l’esperta –. Oppure pensiamo alle difficoltà che le persone sorde incontrano durante gli esami diagnostici o le degenze in reparto: qui il personale potrebbe non riuscire a comunicare perché, ad esempio, la protesi acustica potrebbe essere stata rimossa oppure l’interlocutore potrebbe indossare una mascherina. La lingua non può essere una barriera nella vita e in particolare quando si tratta di salute».
Il convegno, un momento di confronto
Per contribuire concretamente alla sensibilizzazione dei cittadini, degli studenti e di tutto il personale sanitario, il 20 settembre Humanitas University ha organizzato, insieme a ENS (Ente Nazionale Sordi), l’incontro “Il complesso rapporto tra sanità e persone con disabilità uditive”. L’evento ha costituito un ottimo spunto per confrontarsi sui temi dell’accessibilità dei pazienti sordi all’ambiente ospedaliero. È solo attraverso la comunicazione chiara ed esaustiva tra medico, infermiere e paziente, che alle persone sorde può essere garantito un accesso paritario alla sanità.
«Un incontro molto importante a cui hanno preso parte oltre 40 persone, tra medici, operatori sanitari, ingegneri e studenti, insieme a diversi membri dell’ENS. Oltre all’opera di sensibilizzazione, è stato possibile fare il punto della situazione attuale. Tra le varie tematiche trattate – continua la professoressa Vetrano – ritengo di particolare importanza quella di inserire nel piano di studi dei corsi di laurea in ambito sanitario un corso di linguaggio LIS (lingua dei segni), al fine di facilitare il dialogo tra professionista e paziente».