L’uso scorretto degli antibiotici con il tempo li rende inefficaci
L’uso inappropriato degli antibiotici ha causato un aumento allarmante della resistenza batterica che, secondo gli esperti, rappresenta un problema dai rischi disastrosi. Si stima che il 25% (75% nel periodo invernale) di tutte le prescrizioni mediche siano per terapia antibiotica e che in almeno la metà dei casi questo tipo di trattamento sia sbagliato.
In quali casi allora è corretto assumere gli antibiotici? Come risolvere il problema della antibiotico-resistenza?
Ne ha parlato il professor Giuseppe Spriano, Responsabile dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria in Humanitas e docente in Humanitas University, in un recente articolo apparso sul Corriere della Sera.
Quando si devono somministrare gli antibiotici
“Innanzitutto gli antibiotici sono medicinali utili solo ed esclusivamente per curare le malattie causate da batteri, mentre sono inefficaci contro le infezioni sostenute da virus (come, per esempio, il raffreddore o l’influenza)”, avverte il professor Spriano.
“Tra le principali indicazioni terapeutiche associate alla prescrizione di antibiotici – prosegue l’esperto – ci sono le malattie dell’apparato respiratorio e quelle del sistema genito-urinario. Per quanto riguarda le infezioni delle vie respiratorie, si somministra l’antibiotico nelle faringotonsilliti batteriche dei bambini sotto i dieci anni e negli anziani con broncopolmonite associata a broncopatia cronica ostruttiva.”
Le conseguenze dell’abuso degli antibiotici
Anche quando l’antibiotico viene prescritto in modo corretto, con il tempo diventa inefficace per l’insorgenza della resistenza (un sistema di difesa dei batteri) che, ovviamente, aumenta se di esso si fa un uso inappropriato.
Infatti, così avverte il Ministero della Salute: “Gli antibiotici sono un bene prezioso che si sta esaurendo nel tempo. Affinché la loro efficacia possa rimanere inalterata in futuro è necessario che tutti contribuiscano attraverso un uso corretto e responsabile. Un uso scorretto degli antibiotici potrebbe, infatti, portarci indietro nel tempo, quando gli antibiotici non esistevano e le malattie infettive avevano frequentemente un esito fatale”.
“Assistiamo a un abuso eccessivo dell’antibiotico. Spesso i pazienti lo prendono senza il consulto del medico e sbagliano la dose, la durata, i giorni e l’orario: un atteggiamento che porta, a lungo andare, alla resistenza al farmaco”, sottolinea Spriano.
Che cosa è necessario fare per contrastare il problema della resistenza antibiotica
“Occorre innanzitutto puntare sull’educazione promuovendo la formazione e l’informazione per un corretto uso degli antibiotici”, risponde il professore. “Infine – conclude il professor Spriano – utilizzare farmaci non antibiotici, cioè quelli che aumentano le difese naturali, o sostanze che ricostituiscono le naturali barriere difensive, ripristinando il trofismo delle mucose e rendendole meno vulnerabili all’attacco dei batteri.”