Discorso di apertura del prof. Marco Montorsi per l’inaugurazione dell’anno accademico 2022/2023
Discorso di apertura del prof. Marco Montorsi durante la Cerimonia di Inaugurazione dell’Anno Accademico 2022/2023.
“Autorità tutte, Magnifiche Rettrici e Rettori e loro delegati, care colleghe e colleghi, signore e signori, care studentesse e cari studenti.
Vi ho lasciato per ultimi ma, senza nulla togliere a tutti gli amici presenti che in questi anni ci sono stati vicini, è soprattutto a voi che voglio indirizzare queste mie parole.
Perché siete voi, i nostri studenti, il motivo più vero per cui oggi siamo qui a celebrare l’ingresso nel nono anno di vita di Humanitas University.
Quando, nel febbraio 2014, giunse l’autorizzazione dell’allora Ministra dell’Università Maria Chiara Carrozza, Humanitas era già da quasi vent’anni un affermato Policlinico e da una decina un IRCCS di diritto privato che si era conquistato i primi posti per produttività scientifica nel panorama nazionale grazie soprattutto all’eccellente lavoro del Direttore Scientifico Alberto Mantovani, ora Professore Emerito della nostra Università, che qui ringrazio per le stimolanti discussioni e i preziosi consigli.
Ma per il pieno raggiungimento degli obiettivi descritti nella mission della nostra istituzione e la efficace realizzazione del progetto, si era sentita la necessità del suo completamento con gli aspetti formativi che solo la presenza di una Scuola di Medicina può assicurare.
Già allora osservavamo come, pur nel contesto di una generale disaffezione per la formazione terziaria e la conseguente bassa percentuale di laureati registrata nel nostro Paese che persiste, seppur lievemente migliorata, ancora oggi, le Facoltà di Medicina sembrano immuni da questo fenomeno conservando un alto tasso di iscritti al test di ammissione e una popolazione di immatricolati motivati e con bassi tassi di abbandono.
Fin da subito avevamo poi deciso di caratterizzare fortemente il nostro progetto in senso internazionale con l’obiettivo di creare una popolazione studentesca multiculturale in linea con lo spirito generale dell’offerta formativa del sistema accademico lombardo.
Un sistema fatto di atenei dinamici e di grande qualità che, da un lato, ha reso la inevitabile competizione ancora più stimolante, dall’altro ha favorito la collaborazione su progetti molto innovativi, accolti con grande interesse anche al di fuori del nostro Paese e sui quali tornerò a breve.
Sono stati nove anni – quasi un’era geologica – nei quali è avvenuto di tutto, partendo dall’enorme successo di EXPO 2015 e dal riguadagnato ruolo di leadership della nostra città fino ad arrivare allo spartiacque della pandemia che ha richiesto uno sforzo immane al sistema accademico nel suo complesso, sia a livello nazionale sia localmente, sotto il coordinamento del nostro comitato regionale dei Rettori e seguendo il virtuoso principio del “si vince tutti insieme”: Università, governo regionale e metropolitano.
È un ambito, questo, ormai universalmente riconosciuto come uno dei più dinamici, dal quale ci possiamo aspettare ulteriori e rilevanti avanzamenti tecnologici in grado di trasformare positivamente la vita delle persone e la cura delle malattie nei prossimi decenni come già ricordava all’inizio del secolo scorso il grande medico e chirurgo americano William Mayo, ipotizzando anche scenari che oggi sembrano meno fantascientifici; e questo ambito ha attraversato, in una sorta di fil rouge ideale, i nostri anni di lavoro.
Ed è per fare il punto su queste prospettive di prevenzione e cura che abbiamo invitato il Prof. Michael Snyder, professore di Genetica alla Stanford University, uno dei maggiori esperti nel campo della genomica e medicina di precisione e delle applicazioni tecnologiche in campo sanitario.
Rispetto a quello che progettavamo allora, molto è stato raggiunto.
Uno dei punti più qualificanti è stato, fin da subito, poter disporre di una rete di ospedali affiliati all’università: è infatti in questo ambiente, capace di generare elevati volumi di attività e alta qualità clinica per un felice connubio di medici competenti e generosa disponibilità di tecnologia, che i nostri studenti acquisiscono gli strumenti fondanti per la loro futura formazione, quali, ad esempio, l’attitudine al lavoro di squadra, il corretto uso delle nuove tecnologie, una tutorship efficace e lo sviluppo delle loro capacità relazionali e della identità professionale , fondamentali per un corretto rapporto medico-paziente.
I ripetuti accreditamenti, anche come Teaching Hospital, ricevuti negli anni dalla Joint Commission International, oltre al recente riconoscimento in tema di qualità clinica attribuitoci da AGENAS, testimoniano l’eccellenza raggiunta dal nostro ospedale grazie all’impegno di tutti i professionisti sanitari che vi lavorano e che contribuiscono ogni giorno alla formazione dei nostri studenti all’interno del progetto Open Faculty.
Il secondo pilastro fondamentale è stata la Ricerca scientifica, cresciuta di pari passo con il crescere della nostra Faculty. Il piccolo gruppo di docenti e ricercatori del 2014, che lavoravano in ambienti certamente ristretti, si è via via allargato assumendo una dimensione internazionale e ha ora sede nel Building appositamente costruito nel nostro Campus.
All’imprinting originale nel campo delle malattie immunitarie si sono aggiunti altri importanti settori quali quello oncologico, neurologico e gastroenterologico contribuendo alla crescita esponenziale degli indici di produttività scientifica e alla acquisizione di importanti Grant competitivi, tra i quali alcuni ERC.
Con grande soddisfazione registriamo anche l’ingresso di Hunimed nei maggiori ranking internazionali con risultati davvero interessanti considerato il breve tempo a disposizione.
Anche i nostri studenti hanno dimostrato un sempre maggior apprezzamento delle iniziative che li avvicinano, fin dai primi anni di università, al mondo della ricerca scientifica, quali il nostro primo ERT e poi il Programma Virgilio, così come i percorsi tipo Honor Tracks che abbiamo di recente attivato e che elevano la qualità della didattica e migliorano l’orientamento degli studenti, che ci auguriamo possano ricevere una particolare attenzione in fase di accreditamento dei corsi di studi, e forse anche un sostegno, da parte del MUR.
Parlando di ricerca, viene poi naturale un richiamo alla enorme opportunità offerta a tutto il sistema universitario dalla partecipazione al PNRR. Nonostante un’articolazione dei bandi molto rigida e fortemente limitante per gli atenei non statali e per un equilibrato rapporto pubblico-privato, abbiamo strutturato la nostra partecipazione, come ateneo o in partnership con il nostro IRCCS, in diverse iniziative di ricerca che vedete qui illustrate in collaborazione con altri atenei e centri nazionali.
Una Scuola di Medicina, nata con l’obiettivo di fornire un’offerta didattica che copra tutti gli ambiti delle scienze della vita, deve poi poter contare su una comunità accademica ampia e di qualità. La Faculty di Humanitas University conta oggi infatti quasi 150 docenti nelle diverse fasce e si è via via allargata a includere nuove aree di interesse nell’ottica di un completamento delle competenze, specie transdisciplinari, oggi irrinunciabili. È significativo infatti che la Presidente Von der Leyen abbia assegnato al 2023 il titolo di “Anno Europeo delle Competenze”.
Abbiamo ancora margini di crescita sul reclutamento dei docenti dall’estero che comunque comprendono un piccolo, ma significativo, gruppo in progressivo incremento.
E riprendendo il tema della ricerca scientifica, dove sarebbe più opportuno parlare di “circolazione dei cervelli” piuttosto che di “fuga”, diventa fondamentale la nostra capacità di rendere attrattivo il sistema degli atenei italiani, offrendo non solo ai nostri giovani “espatriati“, ma anche ai colleghi più senior, modelli virtuosi e opportunità di sviluppo scientifico e di ricerca che li convincano a venire o a tornare nel nostro paese, le cui bellezze faranno poi da corollario al progetto!
Tutte le semplificazioni legislative e normative che vanno in questa direzione e più volte richiamate anche dalla CRUI non potranno che essere benvenute!
Con una Faculty così articolata anche la nostra offerta formativa è via via cresciuta: dai primi due corsi di Laurea del 2014 – Medicina e Scienze Infermieristiche – ne abbiamo ora attivi cinque, tra magistrali e triennali, con una precisa attenzione alla costruzione di nuovi profili professionali congruenti con un mondo sanitario in costante evoluzione.
Siamo convinti che una delle chiavi per rispondere positivamente al problema della carenza nel nostro Paese di professionisti sanitari, in particolare in scienze infermieristiche, passi anche da una riformulazione dei percorsi formativi, specie magistrali, con l’obiettivo di garantire maggiore autonomia ed elevata professionalità, seguendo modelli già presenti in altri paesi europei.
Siamo pronti ad affrontare questa sfida cruciale per la sopravvivenza del nostro sistema sanitario attivando progetti pilota in accordo con i Ministeri della Università e della Salute.
Questa risposta ai nuovi bisogni del mondo sanitario ha costituito il background sul quale abbiamo costruito e lanciato nel 2019 il Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Tecnologia – denominato MEDTEC – in cooperazione con il Politecnico di Milano, ora giunto al 4° anno.
MEDTEC è ora replicato in un buon numero di atenei italiani, con alcuni dei quali abbiamo costruito specifiche collaborazioni, quali quelle con l’Università di Trento, del Salento e ora di Catania.
L’attenzione alla creazione di percorsi formativi flessibili, transdisciplinari e collegati al mondo del lavoro si è tradotta in un evidente incremento del numero delle applications ai test di ammissione, aperti da quest’anno anche agli studenti del 4° anno di liceo: il numero di posti disponibili è invece cresciuto di poco, così da mantenere un corretto rapporto docenti/studenti, requisito fondamentale che garantisce efficacia e qualità della didattica.
È significativo anche il numero di studenti stranieri iscritti alla Medical School, in particolare da alcuni Paesi target che stanno rispondendo molto bene alla nostra offerta formativa.
A questo proposito, una politica di progressiva incentivazione degli studenti internazionali potrà costituire anche una valida opportunità nel previsto scenario di un prossimo “inverno demografico” del nostro Paese con le sue possibili ripercussioni negative sul numero di iscritti alle nostre università.
Tra le varie iniziative per il sostegno agli studenti, abbiamo anche confermato, incrementandola, una politica di Borse di Studio attribuite sui criteri del merito, ma con sempre maggiore attenzione alle famiglie con minor capacità contributiva.
L’Università vuole essere la vostra seconda casa e a noi spetta il compito di mettervi nelle migliori condizioni per raggiungere l’obiettivo finale anche attraverso un’attenzione al benessere fisico e mentale. Abbiamo varie iniziative di welfare, orientamento e integrazione per consentirvi di procedere più serenamente possibile nel percorso di formazione e per favorire l’inserimento in un mondo nuovo. Siamo anche sempre più attenti alle situazioni di disagio psicologico e burn-out di tutti gli studenti e degli specializzandi, purtroppo significativamente cresciute nel biennio pandemico.
Benessere è dunque poter vivere e studiare in un luogo adeguato e accogliente. Così l’apertura del Campus nel 2017, alla presenza del Presidente della Repubblica, ha costituito un importante momento di crescita dell’ateneo, riaffermandone il modello di aggregazione e di vita integrata tra le due comunità dei docenti e dei discenti in un ideale collegamento tra le lezioni ippocratiche e la moderna didattica.
All’interno del Campus abbiamo strutturato l’offerta residenziale utilizzando anche le opportunità di cofinanziamento delle leggi sull’edilizia universitaria e stiamo completando – grazie anche a un’importante donazione – la costruzione dell’Innovation Building.
Questo nuovo edificio davvero molto bello – pronto per l’inizio del prossimo anno accademico – sarà la sede ideale dove erogare didattica innovativa e far crescere gruppi di ricerca e start up con collaborazioni transdisciplinari aperte anche al mondo produttivo e industriale del settore.
Se la ricerca è uno, se non il più potente driver del processo di internazionalizzazione degli atenei, la capacità di erogare buona didattica segue a breve distanza. A questo proposito, confermato l’ingresso della tecnologia digitale e fatto nostro il concetto di hybrid learning sviluppato durante la pandemia, si tratta ora di governare il cambiamento con un uso ragionato e responsabile delle tecnologie.
Il rischio infatti è quello di considerare l’innovazione didattica come conseguente a semplice innovazione tecnologica. Il tema è più complesso e va concentrato sul miglioramento delle tecniche e della efficacia didattica per la cui piena realizzazione è fondamentale creare una partnership forte e coesa con tutti gli studenti.
Lo sbocco naturale di un’Università di Medicina è rappresentato poi dalle scuole di specializzazione. Le prime nostre scuole sono state accreditate nel 2015 raggiungendo ora il considerevole numero di 22. Diverse nostre Scuole sono già tra le prime scelte, se non la prima, degli specializzandi che hanno superato il test di ammissione nazionale con i migliori risultati.
È pur vero che alcune scuole, specie quelle più sollecitate durante la pandemia, registrano una bassa attrattività, ma ad un’analisi più attenta dei dati nazionali disponibili si percepisce anche un problema di diversa qualità e quantità dei volumi di prestazioni e degli effettivi livelli di autonomia concessa ai medici in formazione e, più in generale, la necessità di una loro revisione in senso più moderno e congruente con una professione sanitaria profondamente mutata.
Credo sia giunta l’ora di spostare il paradigma da “quello che manca” a “quello che serve” recuperando il tempo perduto nel recente passato.
E ora uno sguardo al prossimo futuro, facendo nostro il richiamo del Presidente della Repubblica nel suo ultimo discorso di fine anno: “Guardiamo al domani con gli occhi dei giovani. Guardiamo i loro volti, raccogliamo le loro speranze”.
Lo abbiamo ben delineato nel Piano strategico 2023/2027 che rappresenta un ulteriore momento di crescita e l’ingresso in una nuova fase di sviluppo dell’Ateneo.
L’attenzione alle collaborazioni internazionali è certamente un punto qualificante iniziato già con l’adesione di Hunimed alla Alleanza Europea EUGLOH (European Global Health) che comprende un gruppo di prestigiosi atenei coordinati dall’Università di Paris Saclay; con loro stiamo elaborando un progetto condiviso per l’inclusione e la certificazione delle attività di didattica simulata nei percorsi formativi dei professionisti della salute.
Hunimed si concentrerà su nuovi corsi flessibili e transdisciplinari con alcuni focus specifici in ambito di computer science nel settore delle Scienze della Salute. È un processo che andrà supportato dalla tecnologia, di pari passo con i progressi dell’intelligenza artificiale, che probabilmente diventerà il più grande alleato della didattica nei prossimi anni.
Al proposito siamo convinti della necessità che anche gli atenei tradizionali partecipino – meglio se con partnership ad hoc – a questa rivoluzione tecnologica con un’offerta dedicata di contenuti digitali di alta qualità. Vogliamo al tempo stesso continuare a curare l’aspetto delle Humanities, naturalmente connaturate alla professione medica e infermieristica nei suoi aspetti etici, di cura delle relazioni, e Service Learning. L’obiettivo è produrre laureati che non siano solo bravi professionisti, ma cittadini impegnati.
Nell’ambito poi della formazione post-laurea, investiremo sui percorsi dottorali verso la creazione di una Scuola in stretta connessione con il mondo della clinica e dell’industria.
Una spinta particolare sarà dedicata alla Terza Missione, con l’obiettivo di diffondere cultura e conoscenze e di trasferire i risultati della ricerca al di fuori del contesto accademico, contribuendo alla crescita sociale e all’indirizzo culturale del territorio.
E ora, giunto al termine di questo mio lungo mandato rettorale, lasciatemi concludere con qualche considerazione personale.
Una crescita così significativa è stata possibile grazie ad un fantastico lavoro di squadra che ha coinvolto la Faculty, la Governance, lo staff, il personale tecnico e i medici dei nostri ospedali.
Tre parole l’hanno caratterizzata: passione, senza la quale il nostro mestiere, spesso a contatto con una umanità malata e sofferente, non avrebbe senso; preparazione, perché le sfide si vincono identificando le problematiche, definendo il campo di gara ed elaborando le strategie più idonee; partecipazione, perché a problemi complessi quali quelli che affrontiamo tutti i giorni, bisogna rispondere con un lavoro di squadra efficace e coordinato.
E ora, sempre con la stessa emozione del primo giorno di mandato, dichiaro ufficialmente aperto l’anno accademico 2022-23 di Humanitas University, il nono dalla sua Fondazione.