Dalla scuola all’ospedale: i neo specialisti di Humanitas University si raccontano
Si è concluso con la discussione delle tesi il percorso degli studenti delle Scuole di Specializzazione di Humanitas University. I neo-specialisti hanno terminato negli ultimi giorni la loro formazione, dopo l’esperienza presso gli ospedali del Gruppo Humanitas e in alcune strutture di riferimento per il territorio Lombardo. Abbiamo chiesto loro di raccontarci il loro percorso e quali progetti hanno per il futuro.
Il dottor Francesco Cannata è uno dei giovani medici che hanno concluso la scuola di specializzazione in Malattie dell’apparato cardiovascolare. La sua tesi ha toccato un tema di grande attualità: la sospensione o prosecuzione della terapia con ace inibitori e sartani nei pazienti con Covid-19. «All’inizio della pandemia c’è stato molto dibattuto sull’utilizzo di farmaci anti ipertensivi. Si credeva che dovessero essere sospesi, perché aumentavano il rischio di contrarre il Covid-19. Abbiamo dimostrato che non è così». Proprio la pandemia ha reso l’ultimo anno di specializzazione molto diverso dalle attese. «Ero in formazione esterna al San Raffaele, alternavo lavoro lì e turni nei reparti Covid in Humanitas». Il dott. Cannata spiega di avere scelto la scuola di specializzazione di Humanitas perché «oltre a essere un buon centro, essendo pochi gli studenti ammessi può offrire un’esperienza completa. Abbiamo potuto vedere e fare tutto, conoscere bene professori e medici strutturati con cui abbiamo lavorato. Non ci siamo sentiti numeri, ma professionisti già identificati con un ruolo in ospedale». Il prossimo futuro sarà ancora in Humanitas, con una borsa di dottorato: «Per altri due anni continuerò a lavorare nell’ambito dello scompenso cardiaco e dell’ecocardiografia».
Il dottor Vincenzo Craviotto, 30 anni, ha concluso la scuola di specializzazione in Malattie dell’Apparato Digerente con una tesi sull’Ecografia della anse intestinali. «È una metodica che valuta la parete dell’intestino per studiare le malattie di questo apparato – racconta –. La mia tesi puntava a dare autorevolezza e implementare l’uso in ambito clinico». L’ultimo periodo di specializzazione ha risentito della pandemia. «Fino a fine settembre mi sono diviso tra l’impegno per la scuola e quello nel reparto Covid in Humanitas. Sono contento di essere riuscito a concludere la specialità e frequentare l’ambulatorio ecografico nonostante il periodo difficile. Un bel traguardo in un momento così particolare». Ora il suo percorso proseguirà nel reparto di Gastroenterologia in Humanitas. Anche se, aggiunge, «è probabile che dovrò spostarmi ancora per un periodo nella cura dei pazienti con il Coronavirus. Ci mettiamo tutti a disposizione per l’emergenza». Laureato in Medicina a Pavia, Craviotto ha scelto Humanitas University per la specializzazione. «Era il primo anno che partiva la scuola ed era un po’ una scommessa. Mi sono fidato del mio istinto e devo dire che ora ne sono estremamente contento. Ogni anno ha confermato la bontà della mia scelta: ho trovato un insegnamento di alta qualità e un ospedale che ti mette alla prova con casi e pazienti a volte unici, con alto grado di complessità. In particolare sono contento per essere riuscito ad avere una formazione trasversale e non solo una iper-specializzazione. Mi porto via un bagaglio di conoscenze ed esperienze davvero ricco».
La dottoressa Maria Pia Tropeano, 30 anni, si è specializzata in Neurochirurgia con una tesi sui tumori intramidollari. «È stato un anno molto particolare per tutti. Con il Covid molti progetti sono saltati. Dovevo andare per quattro mesi negli Stati Uniti e non è stato possibile. A quel punto però stavo già lavorando su un progetto, che poi è diventata mia tesi». Viaggi all’estero bloccati, ma un anno comunque produttivo e stimolante. «Ho potuto lavorare bene, grazie al fatto che Humanitas ha una casistica negli ultimi dieci anni su questo tema che non ha pari in Italia». Il bilancio finale del percorso è positivo. «Dopo la laurea a Roma, alla Sapienza, ero venuta a fare periodo formativo di internato di 6 mesi, mi ero trovata bene e sono rimasta», racconta. «Ho lavorato con professionisti riconosciuti a livello nazionale e internazionale, è stata un’esperienza molto positiva». Ora la speranza, una volta passato il periodo difficile dell’emergenza sanitaria mondiale, «è quella di rimanere in Humanitas e continuare a lavorare con i colleghi con cui ho intrapreso il mio percorso».
La dottoressa Federica Regis, 34 anni, si è specializzata in Urologia. «Sono arrivata in Humanitas University a maggio 2018 – spiega – ho frequentato qui l’ultimo anno e mezzo di scuola di specializzazione dopo un trasferimento». La sua tesi ha riguardato un progetto sperimentale sul tumore della prostata. «È stata un’esperienza positiva: ho potuto seguire tutto, dalla raccolta dei dati agli esami ecografici, fino alla sala operatoria». Arrivare al quarto anno di scuola non è stato semplice, racconta. «Ero stata indirizzata qui quando mi volevo trasferire. Dal mio punto di vista le aspettative si sono confermate. A Rozzano c’è il cancer center, è una struttura molto forte sulle patologie oncologiche. Nelle altre sedi si vedono altre casistiche ed è molto utile. La scuola bilancia bene la formazione e ti permette di imparare molto. Inoltre, lo specializzando fin dall’inizio lavora e si inserisce progressivamente a tutti i livelli. È un modello che funziona». Durante il periodo del Covid-19 ci sono stati degli inevitabili cambiamenti: «Visto che la chirurgia era ridotta, abbiamo fatto attività di ricerca con l’aiuto dei nostri tutor. Considerato il momento storico importante era continuare a fare esperienza con responsabilità».
Ora il percorso continuerà in Humanitas: «Proseguirò il lavoro per un altro anno grazie a una borsa di studio».